
Teheran – Presstv.ir. In un toccante film in bianco e nero, un giovane palestinese, Younes Al-Iraqi, ricorda il giorno straziante in cui la sua famiglia fu annientata.
Racconta di come sua madre, sua sorella e altri parenti stretti furono brutalmente uccisi quando una bomba squarciò la loro casa nel campo profughi di Tal al-Zaatar, a Beirut, nell’agosto del 1976, provocando tra le 3.000 e le 4.000 vittime.
«Mia madre, mia sorella e mia cugina stavano cuocendo il pane quando una granata colpì il forno. Mia madre, mia sorella, mia cugina, mia zia e la figlia di mia cugina furono uccise. Non potemmo seppellirle a causa dei bombardamenti in corso. Aspettammo fino a sera e, quando cessarono, le seppellimmo in giardino», racconta.
Il documentario del 1977 Tall El Zaatar raccoglie molte di queste toccanti testimonianze dei sopravvissuti al massacro compiuto contro palestinesi e libanesi nel campo profughi palestinese, situato a nord-est della capitale libanese, Beirut.
Nascita di Tal al-Zaatar.
In seguito all’occupazione israeliana della Cisgiordania, di Gerusalemme/al-Quds, delle alture del Golan e del Sinai nel 1967, si verificò una grave crisi umanitaria: milioni di palestinesi, cacciati dalle loro terre ancestrali dalle forze di occupazione sioniste, cercarono rifugio nei paesi vicini, tra cui Libano, Giordania ed Egitto.
Il Libano e la Giordania ospitarono la maggior parte di questi profughi, istituendo grandi campi per assorbire il massiccio afflusso. Tra questi vi era Tal al-Zaatar, situato a Dekwaneh.
I residenti del campo, tra 50.000 e 60.000 persone, provenivano prevalentemente da villaggi palestinesi del nord, come Al-Khalisa, Al-Lazzaza e Salha.
Amministrato dall’UNRWA, Tal al-Zaatar accolse anche una comunità operaia libanese, formata da molti che erano emigrati dal povero sud del Libano per lavorare in condizioni difficili.
📜 TODAY IN HISTORY | Aug 12, 1976
— Today In History (@TodayHistoryPTV) August 12, 2025
Thousands of Palestinian refugees were massacred in Tel al-Zaatar camp during the Lebanese Civil War by the Israeli occupation forces following weeks of siege and brutality.#TelalZaatur pic.twitter.com/H2IfTBmg89
Crescenti tensioni e preludio alla guerra.
Mentre i palestinesi sfollati cercavano di ricostruire le proprie vite, diversi gruppi della resistenza si trasferirono in Libano, trasformandolo in una base cruciale per la lotta contro l’occupazione israeliana e schierandosi con le forze musulmane e di sinistra del Movimento Nazionale Libanese (LNM).
Tuttavia, le tensioni crebbero con il sostegno dei musulmani libanesi alla resistenza palestinese, sfociando nella guerra civile libanese, scoppiata nel 1975 tra fazioni musulmane e cristiane.
Il 13 aprile 1975, un attentato contro Pierre Gemayel, leader del partito cristiano Kataeb, aggravò ulteriormente le tensioni esistenti, con reciproche accuse e smentite
Più tardi, quello stesso giorno, in una zona vicina, membri del Kataeb lanciarono un brutale attacco contro un autobus diretto al campo profughi di Tal al-Zaatar, aprendo il fuoco indiscriminatamente sui passeggeri e uccidendo 27 persone.
Quel massacro fu la scintilla che innescò la devastante guerra civile libanese durata 15 anni, quando le milizie cristiane di destra dichiararono guerra alla presenza palestinese nel Paese e ai loro alleati libanesi.
Assedio e caduta.
Il massacro di Tal al-Zaatar è considerato una delle atrocità più brutali e agghiaccianti della guerra civile libanese.
La campagna contro Tal al-Zaatar ebbe inizio nel gennaio 1976, quando le milizie di destra del Fronte Libanese si mossero per espellere i palestinesi dal nord di Beirut, considerandoli una minaccia al predominio politico, agli interessi economici e all’identità settaria.
A giugno, l’esercito siriano entrò nel conflitto, alleandosi con le milizie. Il campo fu sottoposto a un fuoco incessante di carri armati e artiglieria, mentre le sue linee vitali, acqua, elettricità e beni di prima necessità, vennero interrotte.
Nonostante la gravissima carenza di viveri e i continui bombardamenti, i difensori continuarono a combattere con armi improvvisate e attraverso passaggi nascosti. Tuttavia, le richieste di intervento internazionale rimasero in gran parte inascoltate.
In 52 giorni strazianti, 55.000 razzi piovvero sul campo profughi, gli operatori umanitari furono bloccati, e fame e malattie si diffusero rapidamente.
Il 12 agosto 1976, Tal al-Zaatar cadde. Ciò che seguì fu un massacro: uccisioni indiscriminate, mutilazioni grottesche e l’esecuzione spietata di bambini, donne e anziani.
Il bilancio delle vittime raggiunse i 4.280 palestinesi: metà morì durante l’assedio, il resto nel caos sanguinoso che seguì. La maggior parte erano civili. Migliaia rimasero feriti e centinaia scomparvero.
Le ruspe intervennero per cancellare il campo dalla mappa. I sopravvissuti furono dispersi in altri campi palestinesi in tutto il Libano, con le loro vite segnate per sempre dagli orrori subiti.
On August 12, 1976, Christian militiamen from the Kataeb Party and allied factions massacred over 2,000 Palestinians in the Tel al-Zaatar refugee camp, northeast of Beirut, during the Lebanese Civil War.
— Press TV 🔻 (@PressTV) August 12, 2025
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Una ferita indelebile.
Il sanguinoso massacro di Tal al-Zaatar è profondamente scolpito nella memoria collettiva palestinese.
Esso rappresenta sia un cupo emblema di sfollamento e perdita, sia una testimonianza della resilienza e dell’unità dimostrate dai rifugiati palestinesi in Libano.
Per i palestinesi, rimane un simbolo di unione, che ricorda al mondo la loro lotta incessante e la loro incrollabile volontà di sopravvivere di fronte all’occupazione e allo sterminio sionista.
